Che cos'è questo blog?

Per le mamme ma non solo.

Per chi ha bisogno di sentirsi in (pessima) compagnia.

Per sfogarsi.

Per sapere che alla fine, se così tante si lamentano, magari non siamo noi che non andiamo bene, ma forse ce l'hanno raccontata un po' troppo grossa all'inizio.

Come quando ti raccontano del principe azzurro e poi, quando ci vivi assieme, lo strozzeresti un giorno si e un giorno anche sto principe azzurro.

Allo stesso modo ci hanno infocchettato la storia della maternità con cuoricini e angioletti, ma quando ti ci ritrovi tutto questo straripare d'amore e sintonia tu non lo vedi, e ti senti sbagliata.

Non sei sbagliata. Sei una pessima_mamma in ottima_compagnia.


martedì 10 maggio 2011

il racconto di Napapiiri

Anch’io con una montata lattea da urlo (letteralmente: avevo dolori lancinanti) sono riuscita a piangere, e
proprio sul latte versato!

Ho ricordi vaghi dei giorni in ospedale subito dopo la nascita di mia figlia, ma uno chiaro e lucido. Dopo
essermi fatta palpare le tette praticamente da tutto il personale del reparto, una sera mi sono ritrovata
attaccata ad una mungitrice, ops, tiralatte elettrico, per liberare il mio seno che rischiava di scoppiare.

Pop pop pop pop

Sono stata lì attaccata mezz’ora e ciò che ne ho cavato sono stati 10 ml di liquido giallo e denso. E i lividi sul
seno perché non bastava quel coso infernale, ci voleva anche l’aiuto dell’ostetrica per far uscire l’amato/
odiato latte.

Al termine dell’infelice seduta, mi hanno rispedito in camera con un biberon minuscolo, dicendo che
dovevo continuare a spremere, altrimenti avrei rischiato la mastite.

Così, all’una di notte, piangevo disperata per il dolore, la paura delle conseguenze e quel latte che non
voleva uscire. E piangevo perché avevo appena avuto una bellissima bambina, ma col cesareo. E piangevo
perché mio marito quel giorno non era venuto a trovarmi. Anzi, era venuto, ma solo 10 minuti e a me non
erano bastati.

Se avessi raccolto lacrime, in quel biberon, si sarebbe riempito molto velocemente.

Passato lo shock iniziale, ero una specie di dea dell’abbondanza che innaffiava di latte qualsiasi cosa
si trovasse a tiro. Giravo per casa con gli asciugamani addosso finchè ho pensato di dare un calcio ai
consigli ricevuti in ospedale e di usare finalmente le coppette assorbi latte, oggetto presentatomi dalle
ostetriche quasi come creatura del demonio. Alla dimissione avevo finito quelle che mi ero portata da
casa (e il marito aveva dimenticato di rifornirmi) e ho osato chiederne un paio al nido. Beh… sono dovuta
uscire dall’ospedale con due assorbenti nel reggiseno, perché “noi le sconsigliamo.. blabla… batteri…
blabla..infezioni… blabla”.

Io avevo smesso di piangere, e la mia bimba cominciava. Le coliche! Ecco! E’ colpa di quello che mangi tu
nutrice! Via i latticini, via l’insalata, via il pomodoro, via i legumi, poca frutta. Era Agosto e praticamente
mangiavo come in pieno inverno, vivevo di pasta in bianco e bistecca, anche perché il marito non è che
avesse delle gran doti di cuoco, e io avevo la piccola sanguisuga attaccata h24. Ho ricominciato a piangere,
fino a che il Mylicon ha asciugato le lacrime mie e della puffetta.

Lei, beata, a 4 mesi dormiva tutta la notte, ignara invece del fatto che io mi alzassi sempre tra le 3 e le 5 per
l’appuntamento notturno con il tiralatte, perché ne avevo talmente tanto che mi era impossibile restare a
letto con due borracce traboccanti sul petto, il dolore era insopportabile. E così pian piano pativo il sonno
ma riempivo il freezer. Ci ho messo quasi due mesi per far capire al mio corpo che di quel passo avrei
dovuto pagare la multa per le quote latte!!

Alla fine non è stata una passeggiata allattare, probabilmente sono stata fortunata, ma garantisco che ho
combattuto con i denti contro chi insinuava il dubbio che il mio latte non fosse nutriente (quando la piccina
piangeva per le coliche e non per fame), o contro il marito che vedendomi stremata mi diceva: se ti pesa
smetti, usiamo il biberon, invece di dirmi una parola tenera di incoraggiamento, che avrei sicuramente
gradito di più. Mi sentivo ferita, accusata di debolezza, io avevo la grazia di avere latte e lui mi proponeva di
smettere per comodo.. non avrei mai potuto.

Così, agguerrita, ho allattato fino agli 11 mesi di mia figlia, e da un giorno all’altro abbiamo smesso. Senza
compromessi, senza quasi che se ne accorgesse. Senza che mai in seguito mi chiedesse un’altra poppata.

In tutta questa storia, forse è la cosa che mi ha più lasciata a bocca aperta.

5 commenti:

Trasparelena ha detto...

Vedi le stranezze della vita? se a me quando cercavo invano di allattare mi avessero detto "vabbè lascia perdere che il latte artificiale fa bene uguale" avrei apprezzato.
Ma sicuramente la situazione di partenza era diversa (a parte il cesareo, che ho fatto pure io)

patata ha detto...

ti capisco in pieno...io però non sono stata cosi forte come te e ho ceduto, per le mille insistenze che avevo attorno, al biberon. Ne ho sofferto tantissimo!...sei stata bravissima...anzi issimissima.

alice ha detto...

io come te ho quasi pagato la multa per le quote latte, ma quando hai smesso non ti han dato nessun fastidio? io anche per questo problema ho allattato molto a lungo. ehm, troppo, decisamente.

napapiiri ha detto...

ormai allattavo solo a colazione e con tutto lo stress del rientro al lavoro cominciava a scarseggiare. non ho avuto grossi fastidi a smettere...

Anonimo ha detto...

anche io odiavo sentire mio marito che mi diceva se non ci riesci smetti...è come se ti dicessero sei una mamma incapace e ti vai duro e continui..ti capisco.