Che cos'è questo blog?

Per le mamme ma non solo.

Per chi ha bisogno di sentirsi in (pessima) compagnia.

Per sfogarsi.

Per sapere che alla fine, se così tante si lamentano, magari non siamo noi che non andiamo bene, ma forse ce l'hanno raccontata un po' troppo grossa all'inizio.

Come quando ti raccontano del principe azzurro e poi, quando ci vivi assieme, lo strozzeresti un giorno si e un giorno anche sto principe azzurro.

Allo stesso modo ci hanno infocchettato la storia della maternità con cuoricini e angioletti, ma quando ti ci ritrovi tutto questo straripare d'amore e sintonia tu non lo vedi, e ti senti sbagliata.

Non sei sbagliata. Sei una pessima_mamma in ottima_compagnia.


venerdì 20 aprile 2012

Un Pessimo Problema

Ma pessimo pessimo davvero; spero che abbiate letto tutte oggi l'editoriale del Grame, e se no leggevatelo adesso.
Riassumendo mooolto brutalmente, bimbo secchione preso pesantemente in giro a scuola, resto del mondo che minimizza e dice so' ragazzi.
Un ambito di discussione che potremmo stare qui gli anni.
(vorrei un pensiero anche dalle non-mamme, probabilmente molto meno annebbiate di me nel fare queste valutazioni).
Ci sarebbe da chiedersi, soprattutto da una come me che ha in casa una quattrenne che spara congiuntivi come una mitraglietta.
1- perché il corretto uso delle parole e dei pensieri viene considerato una roba da sfigati.
2- perché com'è e come non è in questi casi c'è un bambino che ci soffre e mai nessuno che vede
3- perché, signoramia, non c'è più la scuola di una volta dove tutto sto tempo per fare casino, che ricordi io, non c'era.

Naturalmente il quesito che vi sottopongo però è un altro.

è giusto insegnare ai bambini molto piccoli, diciamo fino alla seconda elementare, che la violenza è SEMPRE sbagliata, anche per difendersi, anche quando le parole non bastano e anzi sembrano peggiorare la situazione?
Non picchiatemi.
A volte credo che proiettiamo troppo sui bambini la nostra dimensione adulta, in cui alzare le mani è sbagliato sempre e comunque. Ma noi siamo adulti, abbiamo metodi di ritorsione ben più dolorosi e raffinati che non tu mi dai una sberla io ti do un ceffone.
Ciò nondimeno, li abbiamo. E li usiamo.
ma un cinquenne vive in un mondo dove il contatto fisico, anche non proprio amichevole, è più normale dello sparlare su facebook del collega antipatico.
E' giusto (non lo dico, lo chiedo) metterlo nella situazione in cui se si difende fa una cosa che sa che ci dispiace?
Non dovrebbe, la non violenza, essere una cosa che si può imparare gradualmente, come tutto il resto, come mangiare, vestirsi, scrivere?

Il bimbo dell'articolo, lui ha le parole per difendersi. Ma non è in un'età in cui le parole hanno la potenza che acquisiranno in seguito.
Posto che il problema andrebbe risolto dalle insegnanti, che invece fanno melina, se voi foste quel bambino, un bel coppino come si deve al bulletto della classe non vorreste darlo?

Mi sento sempre più pessima.


11 commenti:

Anonimo ha detto...

ehm

passo
firulì



gi

Lucia ha detto...

Da non-mamma: non ne ho idea.

Io me ne fregavo alla grande. Però probabilmente era una questione di carattere.

Per il fatto di essere secchiona (e anche per il fatto di avere gusti un po' diversi dalla media dei miei coetanei) io sono sempre stata abbastanza isolata, alle Elementari ed alle Medie.
Alle Elementari si trattava solo di... isolamento, appunto: i miei compagni mi ignoravano pacificamente, e lietamente io ignoravo loro.
Alle Medie invece il clima era molto più pesante e c'era un atteggiamento di aperta ostilità nei miei confronti, soprattutto a parole.
Ebbeh, giuro: io me ne fregavo. Ma proprio così. Senza la minima fatica.
Ero sulle linee di: son finita in una classe di rincretiniti, pazienza, guarda te com'è strano il mondo: io son qui che mi arricchisco culturalmente e preparo il mio futuro e vivo nella rettitudine, e 'sti rincretiniti si divertono a insultarmi perché son meglio di loro.
Vabbeh.
Poracci.
Da adulti si guarderanno indietro e si mangeranno le mani.

Giuro, era proprio un atteggiamento di completo distacco misto a disprezzo: i loro insulti, praticamente non li sentivo nemmeno; e probabilmente, anche loro si mantenevano entro un certo limite perché non c'era gusto, vedevano che non reagivo alle provocazioni. Ma non per auto-controllo; proprio per disinteresse. Non mi mescolavo alla plebaglia.

Penso che il mio atteggiamento sia l'atteggiamento migliore di fronte ai casi di bullismo; solo che a me veniva innato, ho sempre avuto un caratterino molto "forte"... ma che fare, con un bambino che invece ci rimane male e poi ci soffre? Avessi un figlio così, non saprei veramente cosa consigliargli.

"Alzare le mani" direi di no, (ma non sono mamma), poi va a finire che ci va di mezzo (anche) lui e fa la figura del violento. Insegnargli che ci sono persone idiote da meritare tutt'al più il tuo disprezzo, e non certo la tua attenzione... mhm... potrebbe essere rischioso anche quello...

Non so: io trattavo i miei compagni come se fossero delle cacche spiaccicate e puzzolenti e questo mi ha aiutata moltissimo, ma il fatto è che mi veniva naturale :-D

Starsdancer ha detto...

i bulli a scuola ci son sempre stati, contro il classico secchione, contro quello che evidentemente era svantaggiato fisicamente e mentalmente, soprattutto se vivevi in un paesino piccolo. E tutti ma proprio tutti sapevano e se il bullo era troppo prepotente veniva comunque emarginato da tutti e segnato.
Ora sta diventando un fenomeno importante anche perchè i genitori del bullo quasi sempre sono bulli a loro volta, mi raccontano certe maestre che le mamme stesse se il bimbo viene rimproverato a scuola vanno a fare rimostranze, se lo facevano a noi ci beccavamo la punizione in ogni caso, ora i bimbi hanno sempre ragione anche e soprattutto quelli prepotenti :( purtroppo
E' giusto insegnare la non violenza, anche se a volte la vedo difficile dal momento che a me scappa lo sculaccione quando sono troppo arrabbiata e insegnare che non si deve picchiare è dura.
Il mondo dei bambini è fatto di contatto fisico più che di parole, se si tratta di violenza gratuita sono per condannare senza misure, se si tratta di "legittima difesa" non metto la mano sul fuoco.
My two cents
ciao

La ragazza di Bottega ha detto...

Non lo so. A scuola mi hanno sempre deriso e messa in un angolo... con il senno di poi sarebbe bastato parlarne a casa ma non lo feci. Ora come ora, se avessi un figlio vessato da dei bambini, gli direi reagisci con i mezzi che hai. Se hai le parole usa tutte le parole lunghe e urlagliele contro, se invece preferisci dare un bel destro, non c'è problema. L'importante è non reprimere la rabbia e la frustrazione, poi ci si ammala da grandi. Sono una non violenta e una pacifista ma credo nel principio di sopravvivenza. Un cazzotto dato per una giusta causa non ha mai creato dei guerrafondai. E se arriva la psicogola la sistemo io! Bisogna insegnare ai bambini ad alzar la testa e proteggersi.
Fatta la premessa dico che i bambini che vessano, sono quelli che hanno i problemi più grandi di loro e forse l'attenzione andrebbe rivolta in prima battuta alle loro insicurezze o disagi. Dietro un bambino violento potrebbe aprirsi un doloroso vaso di Pandora.

PdC ha detto...

Ho letto stamattina, mi sono indignata, mi sono immedesimata.
Ho pensato spesso che sia meglio non reagire, ma questo comunque alimenta di solito il bullo.
Alla fine ho trovato un sano compromesso (sano per me, s'intende) visto che PdC ha quasi 11 anni e quindi il momento è da un bel po' quello giusto.
Credo che sia fondamentale insegnare ai figli (che poi sono i cittadini di domani) che devono farsi rispettare, con la stessa enfasi che si pone nell'insegnamento al rispetto del prossimo.
A PdC ho insegnato che si reagisce con la violenza solo se si è in pericolo e quindi è l'unica scelta.
Per il resto cerco di spiegargli che certe persone vanno ignorate.
Ma se sei solo a fare tutto questo, va da sè che non può funzionare.
Se chi vigila su di te non vede, spesso per pigrizia, è Davide contro Golia.
Perché anche il bullo ha un problema, ovviamente e facendo finta di nulla si avranno due adulti che non sanno affrontare la vita.
Compito arduo per i genitori, soprattutto oggi.

Unknown ha detto...

Penso che il problema sarà nostro e sopratutto nei nostri figli: vivremo in un modo di zotici, forse ancora peggio di adesso. Comunque, mi presento: Mi chiamo Valentina e sono una neoblogger. Se hai voglia di dare un'occhiata mi trovi qui
http://guladelamajun.blogspot.it/2012/04/i-love-your-blog.html

ElizabethB ha detto...

Da mamma non so, ma da ex bambina sfigata lo so benissimo: se non mi fossi difesa a calci e ceffoni non so se adesso sarei la persona che sono. Allora, non è che io sia l'autostima in persona, nè la forza di carattere, tutt'altro, ma almeno non sono un'eremita depressa.
Alle elementari ho DAVVERO dispensato calci e ceffoni ai bambini che mi prendevano in giro e qui scatta una OLA per le mie maestre (una la saluto in modo particolare, fino in cielo) perchè mi facevano dei bei pipponi costruttivi SOLO se l'oggetto delle mie botte si faceva male sul serio (e piangeva). Dato che normalmente ero derisa dai maschi, questi raramente facevano i piagnistei dopo le botte prese da una femmina, vuoi mettere che onta?
In sintesi, SAPEVAMO TUTTI CHE NON ERA IL MODO GIUSTO PER DIFENDERSI, MA A QUELL'ETA' ERA L'UNICO CHE VENISSE COMPRESO.

melafragola ha detto...

L'unica cosa utile nella vita che mi ha insegnato mia madre è stato, a 5 anni, "dagli un calcio proprio lì". Avete capito dove. A tutti i monelli che mi tartassavano (piccolina,poi pure occhialuta, cicciottella, educata). Certi calci che nemmeno Del Piero.
Ho un bambino di 5 anni che usa correttamente congiuntivi e condizionali, è antiviolento, e viene spronato dalla pessima madre a dargli almeno un bello spintone da buttarli a terra, quando i monellacci (presto bulli) di turno alzano le mani.
Immaginatevi questo dialogo:
"amore, ti devi difendere se ti danno botte"
"Ma non si alzano le mani"
"Sì, ma quando vedi che si avvicinano per darti botte, tu spingili e buttali a terra"
"Ma io non voglio essere monello come loro"
"Amore, ti do il permesso, se ti alzano le mani, tu difenditi", insisto. A questo punto vedo la felicità nei suoi occhi!!! Eccavolo... se le maestre sono cieche e ci sono bimbi anche piccoli che per giocare sparano pugni a raffica, rispondere fisicamente non è violenza, è leggittima difesa.

Mirella ha detto...

vedo che il pessimismo regna sovrano :-)e soprattutto che molte di noi "ce l'hanno fatta", hanno vissuto il problema da piccole e l'hanno superato.
Mi sembra che in alcune di noi (tipo me) sia rimasta abbastanza incazzatura residua.
Del resto, notavo in un altro post, non so se qui o da me, che in molte stiamo cercando di allevare della prole con l'ego corazzato, a prova di bomba e di bullo. E per quanto mi sia stata insegnata la modestia come virtù cardinale, non posso che essere contenta di vedere quanto ci importa dell'autostima.

@Lucy, io vorrei ma DAVVERO conoscere la tua mamma. Ha fatto un lavorone. Non escludo che un giorno sentirai suonare il campanello e sarò io col quaderno degli appunti.

@valentina, ciao Valentina la Neoblogger, è pazzesco ritrovarsi qui!!!

per quanto riguarda il fatto che il bullo ha un problema. Ragazze, non so. Voi escludete che esistano i prepotenti di natura?
Visto che - nel caso della Psycopasticcera ne son sicura - non mi pare che lo diciate a vanvera, me lo spiegate meglio?
No perché, senza parlare di cattiveria, che è un termine che ha un sacco di implicazioni morali e non lo voglio usare per dei bambini, a me non sembra che la prepotenza abbia bisogno di chissà che problematiche dietro. Direi che per un bambino è abbastanza naturale voler comandare lui, ed è per questo che cerchiamo di educarli al rispetto.

ale ha detto...

Alle elementari sono stata vittima di bullismo. i miei mi hanno insegnato a non usare le mani ("giochi di mano, giochi da villano") si diceva un tempo. un giorno, dopo un'ora di spintoni e varie, ho tirato un calcio (1) sullo stinco del bullo di classe. diciamo che gli deve essere passato per l'anticamera del cervello che forse forse ci sono dei limiti. nessuna delle maestre ha avuto il coraggio di rimproverarmi (e giurerei di ricordare una sghignazzatina). mi permetto di suggerire uno strumento da giuristi: la proporzionalità. finchè hai poche armi usale proporzionalmente a ciò che ti vien fatto (nei limiti del codice penale), dopo si può imparare (almeno a vent'anni, temo) l'affilato strumento del silenzioso disprezzo. :)

Arthur K ha detto...

Thanks for wriiting